Supply Chain: tutto ciò che hai letto sul web fin’ora, è una colossale “balla”?

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Se sei un CIO, un Chief Digital Officer, un Digital Transformation manager, allora sappi che: ciò che ti raccontano sul Supply Chain Management è una mastodontica ”palla”:

Tre punti per aiutarti a disinnescare i “depistaggi” del web sulla gestione digitalizzata della Supply Chain ed evitare drammatici errori strategici
(se questo post non ti sarà realmente di aiuto verrò personalmente a pulirti il magazzino)

Ogni volta che hai provato a documentarti su ciò che offre il mercato in ambito Supply Chain, hai sempre dovuto sorbirti spiegoni e presentazioni tutte dannatamente uguali.

È come se andassi al cinema a vedere un bel thriller, con un cast interessante, con un importante regista e grandi produzioni, salvo poi accorgerti che le trame sono identiche, non hanno mai un finale e alla fine tocca sempre a te interpretare “la morale” del film.

Se non fossimo in un ambito professionale – e per di più nel macrocosmo dell’Information Technology, dove il linguaggio forbito e tecno-accademico fa da padrone – ma fossimo due vecchi amici che si trovano nel salotto di casa a chiacchierare una domenica pomeriggio, allora in quel caso la tua espressione, per definire tutto questo, sarebbe insindacabilmente una:

“che palle”!

Pur facendo parte della combriccola di questo macrocosmo “IT”, ti posso dire solo “hai ragione tu”.

Ma le “palle”, perdonami ancora, non finiscono qui.

Perché non solo tutto ciò che ti ritrovi a leggere sull’argomento ha quel retrogusto sgradevole di “già masticato”, già letto, già visto, di una trama troppo vecchia perché possa lasciarti un’emozione, o un’idea concreta per la tua delicatissima attività manageriale.

Ma per di più è sbagliato!

Tutti ti dicono che digitalizzare la Supply Chain sia solo un fattore organizzativo, di efficienza, di ottimizzazione delle risorse.

Ma sono solo false promesse, fin tanto che non si raggiunge un obiettivo gerarchicamente più importante ed elevato di queste!

Vediamo quali sono altri passaggi “tipici” che puoi trovare nelle presentazioni – sbagliate, te lo ripeto –, nei documenti e negli articoli di quasi tutti coloro che vogliono parlarti di Supply Chain in “salsa IT”, e ti dicono che:

  •              Puoi creare processi e automatismi per gestire gli approvvigionamenti
  •              Puoi gestire gli ordini ai fornitori in modo più efficace
  •              Puoi ridurre le risorse
  •              Devi fare IOT e adottare gingilli tecnologici, adottare tecnologie wearable, bracciali, orologi, monitor, beacon, ecc.
  •              Puoi gestire la cosiddetta logistica di ritorno
  •              Puoi gestire le consegne

Ora…nella realtà sembra tutto corretto: “ma allora, ingegner Savino, cosa c’è che non va? Perché ha esordito dicendo che è tutto sbagliato”?

Apparentemente nulla, hai pienamente ragione anche in questo caso….eppure manca qualcosa….

Qualcosa che dovrebbe andare in cima alla lista, non in fondo.

Cosa manca?

La compliance!

Mancano completamente tutti gli obiettivi che rendono “LEGALI” i documenti e i dati prodotti grazie ai nuovi ecosistemi digitali “4.0”!

Senza la COMPLIANCE, tutti i concetti e gingilli elencati sopra sono inutili!

Nelle gerarchie di progetto e di implementazione, prima DEVI salvaguardare la compliance di ogni singolo processo, documento e dati in ingresso e in uscita dai tuoi processi di Supply Chain, POI ti puoi divertire e sbizzarrire con le soluzioni tecnologiche più disparate per rendere i medesimi processi più efficienti, più efficaci e più veloci.

La Supply Chain crea degli automatismi e favorisce la disintermediazione dei processi, ma a capo dei processi ci sono pur sempre dei supervisor, ed essi sono esseri umani!

Per essere parte integrante di un processo a così alto tasso di automazione, le persone che ne fanno parte devono essere catapultate agilmente nel nuovo ecosistema digitale.

E ciò deve avvenire in modo che ciascuna di loro abbia convenienza nel farlo.

Ciascuna di loro deve sentirsi più al sicuro nel proprio ambiente di lavoro e di processo, deve percepire una maggiore sicurezza e una maggiore semplicità nello svolgimento del proprio lavoro, a partire dalla compilazione di moduli e documenti.

Come?

Ad esempio, cancellando il timore che quasi tutti gli stakeholder hanno all’idea di non avere più punti di riferimento cartacei quando devono “formalizzare” gli stadi di avanzamento del loro lavoro.

Prendi un DDT, o una bolla.

Per un magazziniere, si tratta di documenti di vitale importanza, perché la responsabilità di cosa entra o esce dal magazzino è la loro.

Se l’inventario restituisce risultati sfalsati, rispetto alle informazioni e alle giacenze registrate sul gestionale, la colpa è la loro.

Qual è l’unico modo che ha un magazziniere per dimostrare di aver fatto un buon lavoro?

Andare in magazzino, cercare il faldone dell’anno e del mese corrispondente al periodo che si sta analizzando, tirare fuori il documento di trasporto o la bolla firmata e tornare da te per vederne il contenuto e analizzare cosa è andato storto.

Se tu vuoi che un progetto di digitalizzazione della Supply Chain abbia successo, devi necessariamente porre il responsabile di magazzino, e tutti i magazzinieri, in una nuova zona di confort e devi essere in grado di mostrarla loro CON GLI OCCHI.

PUNTO NUMERO 1: Una Survey elaborata da Skynet, poco prima della pandemia Covid-19, ha dimostrato come nel 64% dei casi, siano i timori del responsabile di un reparto a bloccare i processi di innovazione, a causa del timore di non poter più esibire documenti cartacei in sede di controllo. Queste figure vedono nel passaggio al digitale la perdita della “padronanza” del loro ecosistema.

Fare digitalizzazione senza dare ai responsabili di reparto e figure operative ampie GARANZIE sulle possibilità di proteggere il proprio lavoro in caso di ispezioni esterne, di giacenze sbagliate durante gli inventari o di contestazioni da parte dei clienti che ricevono la merce, il progetto digitale NON HA FUTURO:

  • Resterà sulla carta e morirà sul nascere; quando avrai deciso di digitalizzare i processi di Supply Chain, avrai analizzato le offerte del mercato IT e porterai con te il commerciale del potenziale fornitore a parlare con il responsabile di magazzino, dopo circa 3 minuti di riunione troverai la strada sbarrata. Il magazziniere si chiuderà a riccio e inizierà a porre una serie di obiezioni e resistenze che manderanno a picco tutto il tuo lavoro di analisi.

Oppure:

  • Sarai tu a importi in un primo momento, facendo cadere il progetto sulla testa degli operativi e dei responsabili di reparto dall’alto. Travolgerai ogni ostacolo sul tuo cammino facendoti forte dell’appoggio della proprietà, del Consiglio di Amministrazione, ecc., ma dopo pochi giorni – massimo poche settimane – scoprirai che l’intero progetto e l’intero processo vengono boicottati allegramente e aggirati da nuovi post-it, nuovi brogliacci, nuovi moduli cartacei, nuove stampe….e l’intero investimento sarà incenerito e le ceneri sparse davanti alle baie del magazzino, con tanto di balli tribali.

In fase di progetto, è quindi determinante mettere sullo stesso piano gli obiettivi l’importanza di rendere i processi misurabili, efficienti ed efficaci, e l’importanza di rendere i medesimi processi CONVENIENTI per gli operativi.

Li devi, in poche parole, portare dalla tua parte dimostrando loro che ogni loro azione, ogni momento della loro quotidianità, può essere gestito in modo più semplice ma soprattutto con maggiori garanzie di quanto la carta non sappia offrire, in modo che si sentano protetti e che sentano di poter difendere il proprio operato in caso di anomalie destinate a ricadere nella loro sfera di competenza.

Non devi mai e poi mai lasciare a queste persone la possibilità di pensare che la tecnologia sia conveniente solo per il management, che sia tutta una questione di controllo spasmodico del loro lavoro e dei loro tempi di lavorazione dei vari step di processo, e che – nel sottrarre la carta – la tecnologia diventi una minaccia alla possibilità di mantenere il controllo sull’elaborazione dei documenti e delle routine di lavoro.

PUNTO NUMERO 2: La gestione delle identità digitali diventa quindi una questione essenziale, se vuoi creare un ecosistema digitale

Come pretendi che le informazioni, i dati e i documenti prodotti dai nuovi processi digitali siano più solidi rispetto al cartaceo?

Come pensi di poter “vendere” le sicurezze e il senso di “protezione” di cui abbiamo parlato prima, sia a livello di figure operative sia a livello di management, se il tuo ecosistema non viene progettato partendo dall’importanza delle identità digitali, che diventeranno rappresentazione della persona – E DEL SUO OPERATO – all’interno del sistema?

Quando si parla di Identità Digitali, molto spesso, si pensa al concetto di login e password.

Ma nel caso della Supply Chain, il concetto di Identità Digitale va ben al di sopra di questo concetto.

L’ identità digitale, nel caso della Supply Chain, ha maggiormente a che fare – ad esempio – con il controllo delle persone, dei permessi associati alle loro mansioni all’interno dell’ecosistema digitale che costruisco attorno a loro e sulla possibilità di essere “identificati” dal sistema in modo molto semplice e trasversale.

Si tratta di pensare a dei veri e propri nuovi standard di autenticazione, capaci di soppiantare la classica username e password e rendere il “profilo” digitale della persona riconoscibile a tutti i livelli del sistema informativo.

Ti faccio degli esempi pratici.

Lo stesso sistema di identificazione usato nei sistemi digitali della Supply Chain “4.0”, dovrà essere sfruttato anche per entrare in SAP, per registrare le presenze, per inviare un modulo d’ordine all’ufficio acquisti, per scaricare la busta paga, per accedere da casa al registro delle assenze, ecc.

Al tempo stesso, questa nuova concezione delle autenticazioni – tornando alla Supply Chain – deve permettere all’addetto del magazzino di girare tra le aree di lavoro indossando dispositivi wearable per autenticarsi all’ingresso di zone riservate, attivare muletti, timbrare le entrate e le uscite in modo automatico, sfruttando lo stesso meccanismo di autenticazione ANCHE per firmare una bolla, per firmare un documento, per entrare in qualsiasi software utilizzato dal sistema informativo.

Perciò diventa indispensabile concatenare il modello di Supply Chain digitale al resto dell’ecosistema informatico che sostiene l’intero sistema informativo aziendale.

Non si può parlare di Supply Chain senza parlare di interoperabilità tra tutti i software presenti in struttura.

Solo rappresentando A TUTTI I LIVELLI questo scenario, solo facendo capire in modo SEMPLICE, esemplificativo e immediato (molto più semplice ed immediato anche di quanto stia facendo questo articolo, scritto per “esperti” della materia che stanno analizzando il mercato delle soluzioni per la Supply Chain 4.0, come probabilmente stai facendo tu che stai leggendo tra mille interrogativi queste righe) come migliorerà la vita delle persone in azienda, mostrando loro quanto sarà facile inserire, elaborare e archiviare dati e informazioni grazie ad un Sistema Informativo a misura d’uomo, potrai portare TUTTI dalla tua parte.

Solo così potrai avere la certezza di condurre un grande lavoro di analisi e progettazione, senza buttare al vento inutilmente ore del tuo lavoro, o peggio…arrivare fino in fondo, per poi scoprire che l’ecosistema da te adottato con tanta cura (e sulla quale l’azienda ha investito tanto, viene bypassato bellamente dalle figure operative.

Ma perché tutto questo sia rappresentabile in modo CONVINCENTE, devi poter dimostrare anche quanto tutto questo sia RISPETTOSO DELLE NORMATIVE, non solo da un punto di vista della privacy e della protezione dei dati del singolo dipendente ed individuo.

Occorrerà mostrare come le firme apposte in modo automatico – o semiautomatico – sui singoli documenti, moduli, ecc., siano equivalenti alle firme fatte con la penna su un foglio di carta davanti alla legge.

Occorre far comprendere, con semplicità, a ciascuna figura – che si tratti di manager o di figure operative – come fanno questi documenti e questi tracciati a generare una documentazione facile da esibire, estrarre, leggere e condividere durante un controllo, un’ispezione, un inventario andato male o un contenzioso con un cliente.

Se non armonizzi tutte queste informazioni trasversali, come puoi pensare che qualcosa di così articolato come la Supply Chain, possa funzionare come fosse un meccanismo ben oleato.

E se la Supply Chain non scorre liscia come l’olio, come puoi pensare che l’intera organizzazione aziendale non ne risenta?

È impossibile.

È come pensare di far girare una Ferrari a 10.000 giri senza olio.

Non puoi.

Non puoi nemmeno se stiamo parlando della migliore opera meccanica prodotta nell’industria dell’auto.

Lo stesso vale per te e per la tua azienda.

PUNTO 3: pensare che la Compliance e la gestione delle Identità Digitali siano fattori di competenza delle software house o delle aziende che vogliono venderti servizi di outsourcing del magazzino

Spesso mi metto nei tuoi panni e mi addentro con circospezione nel web facendo finta di essere te.

Quando faccio questo, mi predispongo mentalmente ed emotivamente per essere te.

Parlando con tante industrie OGNI SANTO GIORNO e con tanti tuoi colleghi, non mi viene troppo difficile a distanza di 11 anni.

Inizio allora a navigare come fai tu tra portali istituzionali, blog delle varie aziende, articoli delle redazioni online di ogni ordine e grado.

Tolti alcuni contenuti davvero di grande spessore, che dovrebbero essere inseriti nell’enciclopedia della Supply Chain, il resto è un enorme bazar.

Quando faccio questo esercizio mi immedesimo in te e cerco di comprendere i tuoi stessi stati d’animo.

La cosa che mi colpisce molto è il “piattume” generale dei contenuti che sembrano tutti uguali, sembrano semplicemente dirti:

“ehi, sono qui anche io, so fare le stesse cose degli altri, chiedimi un’offerta, posso fare tutto io, posso occuparmi di tutto io”.

Dietro a quei contenuti, che ti promettono una rielaborazione dei tuoi processi e l’impiego di competenze ultra-specializzate, spesso c’è solo ed esclusivamente l’obbiettivo di venderti delle licenze, venderti un software, o un servizio di outsourcing.

Per venderti quel software e quei servizi ti fanno il lavaggio del cervello, facendoti credere che la questione compliance ricada nelle sfere di competenze di queste aziende “generaliste”.

Ma la realtà è che in questo piattume generale devi fare molta attenzione a non abboccare.

Non credere che al piattume dei contenuti debba necessariamente corrispondere un piattume delle competenze, perché questo è ciò che il mercato tenta di farti credere.

La verità, però è ben diversa. Lascia che ti sveli questo piccolo retroscena di questa nicchia di settore.

Spesso il fattore Compliance viene visto da alcuni player come un male necessario, qualcosa che “ti deve essere dato” come male necessario, per arrivare a venderti le licenze o i servizi di outsourcing del magazzino e della logistica di cui parlavamo sopra.

Quando questo avviene, sappi che probabilmente sei al cospetto di un’azienda che tratterà il fattore compliance con grande superficialità, magari appoggiandosi a qualche studio legale esterno composto da avvocati civilisti che si occupano di divorzi e liti di condominio, e poi ogni tanto di Digital Compliance perché qualcuno glielo chiede di quando in quando e a loro la materia piace tanto.

Nessuna di queste realtà, ad esempio, ti proporrà nel progetto un piano di accreditamento per rendere reali, tangibili e attuabili in modo SEMPLICE E SICURO tutte le cose che abbiamo visto nel Punto 2

Cadere in questa trappola significa perdere di vista la vera essenza della Supply Chain, significa non mettere in atto strategie e policy di accreditamento e significa quindi comprare l’ennesimo grande gestionale che ti risolverà qualche problema (forse) ma solo per creartene di nuovi.

C’è solo un modo per scoprire come creare un’impresa digitale – e non solo a livello di supply chain – in modo efficace

Se questo articolo ti ha instillato qualche dubbio, dandoti al tempo stesso la sensazione che sulla Supply Chain e sulla digitalizzazione in generale ci sia da scoprire molto di più rispetto a quanto il mercato là fuori non ti dica, allora non l’ho scritto invano e probabilmente questa risulterà essere una lettura tra le più importanti che puoi aver fatto quest’oggi.

È chiaro, però, che non posso darti accesso a tutti i dettagli degli argomenti che ho accennato in un unico post di un blog.

Verrebbe fuori un post chilometrico e infrangerei ogni regola di comunicazione esistente sul pianeta terra, oltre a portarti via troppo tempo.

Tuttavia, c’è un luogo dove approfondisco tutti questi argomenti e lo faccio in modo GRATUITO e spassionato, per evitare che tante persone come te sprofondino verso progetti deludenti, contribuendo così ad alimentare il falso mito di una Digitalizzazione che non mantiene mai le promesse di efficienza e semplificazione di cui tutti coloro che ne parlano si riempiono la bocca, salvo poi schiantarsi davanti alle difficoltà dettate dal cambiamento.

Se il cambiamento non è accettato da tutte le parti in causa, un cambiamento di processo e un’innovazione tecnologica non può essere digerita dal “sistema aziendale” di cui fai parte.

Ecco perché ho voluto creare un canale GRATUITO riservato solo ed esclusivamente a figure come la tua, per aiutarti – mosso solo dalla passione per il digitale – a guardare la digitalizzazione da una prospettiva nuova, pratica e scarsamente accademica.

Tieni però presente che questo canale, questa oasi di pace digitale dove puoi far lievitare le tue idee e le tue competenze, non potrà rimanere totalmente gratuito a lungo perché sta diventando una sorta di “mostro” che mi sta sfuggendo di mano, nel senso buono del termine.

Mentre ti scrivo, ci sono 3.200 persone collegate

Tremiladuecento COLLEGHI che si stanno schiarendo le idee in modo molto pratico sui temi che abbiamo soltanto potuto sfiorare in questo articolo e che in questo canale trovano la loro degna profondità.

Con questi volumi di traffico dovrò necessariamente mettere a breve un canone di abbonamento annuale.

Non ho alcuna intenzione di chiedere chissà quali cifre in futuro, giusto quello che serve per non andare in perdita dal momento che sfamare il mostro sta cominciando a diventare un gioco molto serio, con server, infrastrutture e personale coinvolto pari a quello di un’azienda vera.

Quando questo accadrà, quando sarò nelle condizioni di dover chiedere un canone di iscrizione per accedere alla piattaforma, qualcuno lo riterrà sbagliato perché oggi vanno di moda le cose gratis.

E lo accetto.

Ma indipendentemente da come la pensi al riguardo, approfitta di ciò che è gratis oggi, prima che sia a pagamento domani.

Te lo dico in modo disinteressato perché questo non è il mio business, non pago gli stipendi in azienda facendo cultura, quindi anche un domani – quando la piattaforma sarà “a pagamento” – non sarà mai un’operazione speculativa ma solo uno strumento creato per aiutarti a “ripulire la mente” dalle banalizzazioni del web e dai suoi artefatti, quando si parla di argomenti che per te invece sono vitali

Chi vuole vendere qualcosa, può incassare tanti no.

Ma chi compra, non ha altre possibilità se non quella di realizzare progetti di successo.

Seguendo in link, che ti riporto qui sotto, entrerai a contatto con casi studio, manuali e sezioni informative per aiutarti a comprendere meglio tutto ciò di cui ti ho fatto cenno in questo articolo e anche molto, ma molto di più e scoprire tutti i segreti di una Supply Chain davvero di successo, a partire da come gestire al meglio le identità digitali, i sistemi di accreditamento per tutte le figure coinvolte nel progetto, l’interoperabilità tra Supply Chain, ERP e contabilità….e soprattutto come realizzare tutto questo A NORMA DI LEGGE, mettendo te e tutti i tuoi colleghi davanti ad uno scenario di cambiamento NON traumatico, ma – al contrario – ricco di nuove zone di confort tangibili.

Questo luogo segreto è il CENTRO DI COMPETENZE DIGITALI, il nuovo NETFLIX sulla Digital Compliance per scoprire tutti i retroscena della Digitalizzazione a norma e muoverti con più consapevolezza nel mercato dell’Information Technology applicato alla Supply Chain (e non solo).

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