La digitalizzazione garantisce alle imprese una miriade di vantaggi, eppure l’Italia resta indietro su questo aspetto rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. Le motivazioni sono connesse al tessuto imprenditoriale molto particolare, composto in larga prevalenza da PMI, molte delle quali a conduzione familiare, e a un certo conservatorismo. Paradossalmente, si è avuta un’importante accelerazione per quanto riguarda la trasformazione digitale proprio durante la pandemia da Covid-19: numerose imprese hanno dovuto necessariamente rivedere le loro strategie per poter affrontare al meglio il difficile momento di congiuntura economica.

Definizione di digitalizzazione

Nell’immaginario collettivo, si crede un po’ troppo semplicisticamente che la digitalizzazione sia il processo che favorisce il passaggio dagli archivi cartacei, i cosiddetti faldoni che occupano spazio e sono consultabili da pochi, ai documenti in formato PDF, che invece di spazio ne occupano solo nella memoria dei pc e dei dispositivi mobili e si rivelano accessibili al personale delle aziende. La digitalizzazione è anche questo, non solo questo.

Si tratta di un cambiamento culturale dove si registrano varie novità:

1. ammodernamento dell’organizzazione del lavoro: puntare sullo smart working e sull’home office ha migliorato la produttività in numerosi casi. Merito anche dell’implementazione di nuove tecnologie e della maggiore flessibilità;

2. più efficienza lavorativa: il perdere meno tempo nel percorso casa-lavoro e viceversa, l’evitare di imbattersi nel traffico cittadino, ha migliorato la routine lavorativa di numerosi dipendenti. Un lavorate più felice è anche più efficiente;

3. sviluppo di nuovi sistemi di vendita: l’e-commerce ha ottenuto la definitiva consacrazione. Anche quelle PMI che non avevano il sito internet, ne hanno realizzato uno e hanno iniziato a vendere online;

4. know-how strategico: investire sulla formazione in riferimento alle tecnologie digitali è al giorno d’oggi imprescindibile per acquisire vantaggio competitivo.

Insomma, si tratta di un cambiamento a 360 gradi, in cui tutti i livelli dell’organizzazione aziendale devono essere necessariamente coinvolti.

Il livello di digitalizzazione delle PMI in Italia

In quanto a digitalizzazione, nonostante i progressi “obbligati” dalla pandemia da Covid-19, il divario tra le imprese italiane e quelle dei Paesi dell’Unione Europea è alquanto evidente. Le stime del DESI (Digital Economy and Society Index) collocano l’Italia al terzultimo posto nell’area U.E. Il punteggio delle imprese nostrane è pari a 43,6, mentre la media UE raggiunge il 52,6. A vendere online è solo una PMI su 10, mentre a usare i social network sono solo il 22%.

Tuttavia, qualcosa si muove, soprattutto a livello culturale. Anche le imprese italiane stanno iniziando ad acquisire una maggiore consapevolezza digitale. Questo perché la transizione al digitale viene vista da un numero crescente di attività come una tappa fondamentale per mettere le basi su un futuro migliore e non come un mero costo da sostenere. Certo, però, che a livello di formazione del personale e del management c’è ancora molto da lavorare. Tuttavia, la strada sembrerebbe essere meno impervia rispetto a qualche anno fa.

Tutti gli incentivi alla digitalizzazione

Avere una panoramica chiara in riferimento alla categoria incentivi digitalizzazione 2022 è di certo cosa utile per la tua attività. Molti sono contributi a fondo perduto. Ragion per cui, non vanno restituiti

1. Voucher digitalizzazione

Il voucher digitalizzazione è un contributo a fondo perduto che lo Stato offre alle aziende. Si tratta di un buon in denaro, di importo sino a 10.000 euro e relativo al 50% delle spese. Lo si può utilizzare per l’ammodernamento tecnologico.

Chi può beneficiarne? Le micro-imprese e le PMI, attive sul territorio italiano, regolarmente iscritte alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura provinciale, che non abbiano in corso procedure concorsuali (fallimento, amministrazione straordinaria, liquidazione coatta amministrativa o concordato preventivo).

Cosa si può acquistare? Software (gestionali, programmi per la contabilità), hardware (pc, tablet, stampanti), servizi specialistici (miglioramento del sito di e-commerce, formazione del personale).

L’imprenditore può spendere anche il voucher per finanziare il 50% delle spese. Quindi, spendendo 20.000 euro, il voucher è di 10.000 euro.

2. Credito di imposta in RDI e design

L’intento primario di questa misura verte sull’incremento della competitività delle PMI in materia di ricerca, sviluppo, innovazione tecnologica e design. Tutte le imprese che vogliono evolversi in termini tecnologici maturano un credito di imposta così utilizzabile:

attività di ricerca: 20% delle spese complessive entro la soglia dei 4 milioni di euro;

attività di design: 10% delle spese complessive entro la soglia dei 2 milioni di euro;

attività di innovazione tecnologica: 10% delle spese complessive entro la soglia dei 2 milioni di euro;

innovazione digitale 4.0 o transizione ecologica: 15% delle spese complessive entro la soglia dei 2 milioni di euro.

3. Credito d’imposta Formazione 4.0

Tra gli incentivi digitalizzazione 2022 a fondo perduto che i mezzi di comunicazione hanno maggiormente messo in risalto. Il suo scopo primario è quello di consolidare il know-how digitale in ambito aziendale e le tecnologie dell’impresa 4.0.

Viene erogato in maniera differenziata:

piccole imprese: beneficiarie del 70% delle spese ammissibili. La soglia massima annua è pari a 300.000 euro;

medie imprese: beneficiarie del 50% delle spese ammissibili. La soglia massima annua è pari a 250.000 euro;

grandi imprese: beneficiarie del 30% delle spese ammissibili. La soglia massima annua è pari a 250.000 euro.

Come si accede al credito d’imposta? In automatico, nel redigere il bilancio, mediante il ricorso allo strumento di compensazione presente nell’F24.

4. Nuova legge Sabatini

La Nuova legge Sabatini mette a disposizione delle PMI un contributo in conto di interessi pari a 2,75 punti nella categoria degli investimenti ordinari per un piano quinquennale; per gli investimenti digitali, il contributo è di 3,57 punti ed è usufruibile su leasing o finanziamento di beni strumentali per il business aziendale: macchinari, hardware, tecnologie digitali, software e impianti produttivi sono esempi al riguardo.

Scopri come sfruttare al meglio gli incentivi per la tua azienda

Per affrontare al meglio questo delicato momento storico, la digitalizzazione aziendale è una delle opzioni migliori. Certo, le PMI appaiono un po’ in difficoltà nel momento in cui sarebbe opportuno ammodernare sia i processi operativi sia quelli produttivi, implementando gradualmente nuove tecnologie digitali e prestando attenzione al change management. Rendere l’organizzazione aziendale più moderna, agile e flessibile vuol dire centrare appieno le esigenze dei clienti. E gli incentivi digitalizzazione 2022 vanno sfruttati al meglio. Certo, è necessario sapere come presentare la domanda, come regolarsi in seguito all’erogazione, a seguito del feedback positivo del Ministero, come procedere alla rendicontazione delle spese. Il tutto sempre nell’assoluto rispetto delle scadenze.

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